Giancarlo Pavanello, artista, poeta e scrittore, nasce il 4 aprile 1944 a Favaro Veneto (Ve) (1). Laureato in Lingue e letterature straniere, ha svolto l'attività di insegnante. Nei primi anni Sessanta ha inizio la sua produzione artistica e poetica vicina all'Art brut del pittore francese Jean Dubuffet (2), che col passare del tempo si sviluppa su vari fronti: dalle sperimentazioni grafiche, alla realizzazione di vignette e fumetti per le riviste di controcultura dell'epoca (3), alla stesura di testi calligrafici, ai libri d'artista realizzati in esemplare unico riguardo i quali dichiarò in un' intervista: "[...] non ho avuto dubbi nell'optare per il libro-opera, per il libro manoscritto in esemplare unico, quando la formula "libri d'artista" non era ancora in uso, allora si pensava tradizionalmente soprattutto al "libro figurato d'autore" o al massimo si cominciavano a individuare gli "off media". Il supporto privilegiato per la parola come segno, per la parola-immagine e/o per la parola associata all'immagine, restava il libro" (4).
Durante gli anni Settanta si concentra sulla produzione di spettacoli teatrali nell'ambito di un teatro nuovo, connesso con l'ambiente e con il pubblico in maniera alternativa rispetto al teatro tradizionale. Tra il 1975 e il 1976 pubblica «Bricolage», l'unico assembling magazine presente in Italia. In proposito Giancarlo Pavanello dichiara: "Era un periodo di contestazioni a tutto campo e, nella volontà abbastanza agitata di fare esperienze, ero venuto in contatto con gli ambienti radicali dell'antimilitarismo e di Stampa Alternativa, più legati a varie forme di creatività, insomma era quello che allora si definiva "controcultura" e "underground" (5). Avevo prodotto ciclostilati e una sorta di rivista in cento copie, "bricolage", pagine fascicolate e graffettate, dove confluiva un po' di tutto, dalla poesia alla militanza politica e al disegno" (6). Contemporaneamente dà inizio al sodalizio e alla collaborazione con alcune riviste di stampo controculturale dell'epoca: da «Fuori!» e «Lib» di Mariasilvia Spolato (7), «L'erba voglio» di Elvio Fachinelli (8), «Salvo imprevisti» redatto da Mariella Bettarini (9), «Dismisura» di Alfonso Cardamone (10), «Puzz» di Max Capa; importante anche il suo contributo in forma ancillare alle due edizioni di Italia alternativa (1976 e 1977), testimoniato proprio dagli scambi epistolari con Angelo Quattrocchi (11), e a «Tam Tam» (presente nel fondo) di Adriano Spatola (12).
Nel 1973 pubblica lo scritto «Fossili», nel 1975 «I fanciulli decaduti» e nel 1976 pubblica, in 250 copie, «Epigrammi scritti con una penna di pavone» con la casa editrice Geiger, la cui origine è descritta dall'autore stesso nel n. 17 del periodico «Salvo imprevisti» (maggio-agosto 1979), dedicato alla poesia scritta e alla poesia orale. Il soggetto produttore, nell'intervista condotta da Francesco Aprile, descrive gli epigrammi come: " [...] testi manoscritti, brevissimi, di tipo epigrammatico e con caratteristiche surreali, con grafia larga e spessa, vere e proprie tavole di pittura a inchiostro, in b/n" (13). Contemporaneamente all'uscita degli «Epigrammi» produsse una serie di libri in esemplare unico più legati al disegno, soprattutto realizzati con penna a sfera (14).
Significativa e proficua anche l'attività espositiva, sia collettiva sia personale, sin da quando giovanissimo, nel 1961, partecipò a una mostra presso il Circolo della Loggia di Montagnana (Pd). Nel 1975 mostrò alcune lastre presso il Centro Internazionale della Grafica a Venezia in occasione di una visita di Carlo Ripa di Meana. Allo Studio Fase a Sacile (Pn) espose alcune opere. Nell'ottobre 1975 venne organizzata la sua prima mostra personale "Dall'art brut all'estetica socialista" presso la galleria d'arte Nuovo spazio 2 a Venezia, in cui espose libri manoscritti in esemplare unico. Nel 1976 si tenne la "Mostra per i diritti civili" alla Sala delle Colonne di Ca' Giustiniani a Venezia e Pavanello prese parte anche all'"Opera d'arte per il Friuli" promossa a Pordenone da «Sagittaria». Nel 1977 venne inaugurata la mostra "Alla scoperta della idoglossia semantica o pseudo asemantica" alla Galleria Il Canale di Venezia. A tale proposito l'artista dichiarò: "A Rossana Apicella devo la mia seconda mostra personale, "alla scoperta della idoglossia semantica o pseudo asemantica", Il Canale, Venezia, 1977: vi presentavo in alcune sale della galleria allora molto di punta esclusivamente libri in esemplare unico, la formula "libri d'artista" non era ancora in uso e tanto meno inflazionata come al giorno d'oggi" (15); nel febbraio 1977 Pavanello partecipa con Adriano Spatola, presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna, alla mostra "La forma della scrittura". A tale proposito Giancarlo Pavanello, nell'intervista condotta da Francesco Aprile, dichiarò: "Posso ricordare come esempio una mostra collettiva alla quale ero stato invitato, "la forma della scrittura", Galleria d'Arte Moderna [l'attuale MAMBO], Bologna, 1977: avevo partecipato con un libro in esemplare unico le cui pagine erano tutte di sole vocali o di sole consonanti, quindi illeggibili." (16); nel maggio 1977 partecipò alla "Mostra di scrittura visuale" che si tenne a Treviso, presso Ca' dei Ricchi. Dal 1978 Pavanello è a Milano (17), continuando a partecipare sia a mostre personali sia collettive. Le Carte Pavanello conservano tre opere incorniciate originali che vennero esposte, nel 1972, presso la Galleria Avida Dollars in occasione della mostra personale esibizione bibliografica, in cui espose opere in formato ridotto e alcuni disegni della produzione giovanile(18).
Giancarlo Pavanello si dedicò anche alla produzione di poesie come "Fossili" e "I fanciulli decaduti", editi da Rebellato a Cittadella (Pd) nel 1973-1975; "Epigrammi scritti con una penna di pavone", pubblicato da Geiger a Torino nel 1976; "La finestra a ghigliottina" presso l'editore Guanda. Riguardo la propria poetica Giancarlo Pavanello, in occasione di un'intervista condotta da Francesco Aprile, dichiarò: "Non ho mai nascosto che, spesso, le mie poesie venivano e vengono pensate a intermittenza, magari mentre attraverso un crocevia o quando sto seduto in un bar o per strada di giorno o di sera tra la folla. Il processo è elementare: trascrizione su fogli di carta fra i più disparati, poi a macchina per scrivere e ovviamente nell'epoca dell'informatica con il PC. [...] Ma un'altra pulsione mi ha anche sempre spinto a ridisegnare i testi come grafica o pittura, o all'inizio, non vedo la necessità di scegliere tra la poesia verbale e l'immagine astratta, visiva e/o cromatica, della poesia" (19). L'autore è noto anche per alcune produzioni di narrativa come "Lettere da Monte Venda", pubblicato a Mestre (Ve) nel 1973.
Le produzioni teatrali di Giancarlo Pavanello, infine, sono fondamentali per comprenderne a pieno la carriera artistica: "Il tè" in atto unico del 1973; "Il lupo di Gubbio", atto unico realizzato su pellicola della durata di 10' del 1976; il dramma in quindici atti "Il teatro di Babele". Anche gli "Epigrammi scritti con una penna di pavone", in occasione di una riunione del gruppo Poesia nel Movimento, vennero letti in pubblico presso il Politecnico Teatro a Roma nel 1976.
Dagli anni Ottanta la sua attività artistica ed editoriale prosegue sotto la sigla Ixidem e il suo assembling magazine «Bricolage» prende la nuova forma di "rivista contenitore". Oggi, la sua produzione artistica prosegue in favore del recupero delle istanze underground degli anni Settanta con i fumetti Franz Mensch (svestire gli ignudi) del 2013 e con Sgrunk Sgrunk Sgrunk del 2020. |