Mansutti, Francesco
 
Date e luoghi
1899 agosto 20 - 1969 marzo 18
Nato a Porto Viro (Ro) il 20 agosto 1899, morto a Padova il 18 marzo 1969. Trascorre gli anni giovanili a Rovigo; frequenta l'università a Padova, dove risiede negli anni a seguire. Prima di intraprendere l'attività congiunta con Gino Miozzo, ha studio a Padova, in via Venezia n. 125.
 
Note biografiche o storia istituzionale
Ingegnere e architetto. La famiglia è di origine friulana; il padre, Francesco anch'egli, ateo professo, non si sposerà mai, avrà due figli da una prima compagna, e altri due dalla seconda, Ausonia Bampa di Dolo: Francesco ed Enea. Impresario edile, è impegnato negli ultimi anni dell'800 in opere di bonifica nella zona di Porto Viro, luogo dove Francesco nasce. All'inizio del '900 la famiglia vive per un periodo a Venezia: una foto posseduta dagli eredi mostra il padre di Francesco in piazza San Marco a Venezia, nel 1902, insieme a varie personalità civili e militari, mentre posa davanti ai resti del campanile distrutto: sarà lui a ricostruirlo, con una parte delle Procuratie. Il soggiorno nel Polesine si rivela tuttavia piuttosto continuativo, dal momento che Francesco frequenta l'Istituto tecnico di Rovigo. Conclusi gli studi medi, si iscrive alla Scuola di applicazioni per ingegneri presso la Facoltà di ingegneria dell'Università di Padova. Ottiene la laurea in ingegneria civile idraulica nel 1922. In seguito, per circa un quinquennio Francesco Mansutti è responsabile tecnico dell'impresa edile padovana di Eugenio Grassetto: nascono in quegli anni relazioni con il mondo borghese e industriale veneto che sono destinate a svilupparsi lungo tutta la carriera professionale. Negli anni 1927-1928 partecipa ad alcuni concorsi, quali quelli per il palazzo del Consiglio provinciale dell'economia e dell'Istituto nazionale assicurazioni di Padova, nonché quello per la cattedrale di La Spezia. Consegue il titolo di architetto "per meriti particolari" in base al Regio decreto n. 2145 del 22 ottobre 1927. Nel 1928 si iscrive all'albo degli ingegneri e nel 1931 a quello degli architetti. Nel dicembre del 1929 redige un progetto in collaborazione con Gino Miozzo per la IV Triennale di Monza. E' l'inizio di un sodalizio professionale che si concluderà solo alla fine degli anni Sessanta con la morte dei due architetti. All'insegna del razionalismo architettonico i due professionisti partecipano con le loro opere agli eventi espositivi più significativi degli anni Trenta. Aderiscono al Miar (Movimento italiano per l'architettura razionale) e, dal 1932 al 1937, lavorano assiduamente per l'Opera Nazionale Balilla, realizzandone le sedi per varie città d'Italia. Nel dopoguerra continua l'attività dello studio associato con interventi prevalentemente indirizzati all'area veneta, da Castelfranco a Rovigo: in particolare, il lavoro di inventariazione del fondo ha messo in evidenza l'apporto massiccio dato alla trasformazione della città di Padova, con la ricostruzione di interi isolati in centro storico, la nascita di nuovi quartieri popolari, la progettazione dell'ospedale. Parallelamente all'attività progettuale Mansutti aderisce e si fa promotore nel dopoguerra di molteplici associazioni ed istituzioni locali inerenti i propri ambiti di interesse: nel 1945 fa parte della Commissione per la ricostruzione edilizia - Sezione V; nel 1946 istituisce la Famiglia artistica padovana, di cui sarà negli anni presidente; dal 1948 è membro del Consiglio direttivo della Sezione veneta dell'INU (Istituto nazionale di urbanistica); agli inizi degli anni Cinquanta si impegna per istituire l'APAM (associazione padovana per l'architettura moderna); in quel decennio diventa presidente dell'Istituto statale d'arte "P. Selvatico" di Padova; collabora inoltre con la Biennale d'arte triveneta (BAT) di cui diverrà socio e membro del Comitato esecutivo; dalla fine degli anni Cinquanta è presidente dell'ordine degli architetti della provincia di Padova. Nel 1934 si sposa con Beatrice Marzetto, il matrimonio avviene a Malosco, dove i genitori di Beatrice (lui veneziano, lei bavarese), possiedono una villetta e trascorrono lunghi periodi. La coppia avrà sei figli: Cristina, Silvia, Giulio - morto precocemente - Pietro, Marianna e Tito. Pietro, architetto, continuerà l'attività dello studio professionale. Fondamentale il sodalizio professionale iniziato alla fine degli anni venti e proseguito fino alla fine degli anni sessanta con l'architetto Gino Miozzo, con il quale dà vita allo studio associato "Architetti F. Mansutti G. Miozzo". Significativo il rapporto di comunanza culturale con il Miar (Movimento italiano per l'architettura razionale) e soprattutto con Giuseppe Pagano. Il rapporto con Renato Ricci porta all'avvio della relazione professionale con l'Opera Nazionale Balilla, di cui Ricci è presidente. Fondamentali poi per la vita dello studio le relazioni con l'impresa Grassetto e con una serie di industrie, come SGI Viscosa, e di famiglie padovane (Pollazzi, Sgaravatti, Valle, Marzetto e molte altre) come ben documentato dai progetti presenti nel fondo.
 
Fondi archivistici
FONDO FRANCESCO MANSUTTI - GINO MIOZZO >>