MAZZONI, Angiolo
 
Date e luoghi
1894 maggio 21 - 1979 settembre 29
Nato a Bologna, morto a Roma. Nel 1905 si trasferisce con la famiglia a Roma, dove compie la sua formazione scolastica. Nel 1921 gli impegni professionali lo portano prima a Milano, per un breve periodo, e poi a Bologna. A partire dal 1924 torna a risiedere a Roma. Dal 1948 al 1963 vive in Colombia. Tornato in Italia risiede fino alla morte nella capitale.
 
Note biografiche o storia istituzionale
Architetto, ingegnere. Frequenta a Roma l'Istituto tecnico Leonardo a Vinci e si laurea in ingegneria civile nel 1919 presso la Scuola di applicazione per ingegneri della capitale dove insegnano V. Fasolo, G. B. Milani e G. Giovannoni, del quale si può considerare allievo. Per due anni è assistente ai corsi tenuti presso la stessa Scuola di applicazione e, tra il 1920 e il 1921, lavora come disegnatore nello studio di M. Piacentini. Nell'aprile del 1921 è assunto dalle Ferrovie dello Stato al Servizio speciale lavori di Milano, per essere poi trasferito nel novembre a Bologna. Nella città d'origine è fondatore alla fine del 1921 dell' "Associazione amatori e cultori di architettura dell'Emilia e della Romagna" e consegue, nell'anno successivo, presso la locale Accademia di belle arti, la licenza di professore di disegno architettonico; partecipa inoltre al dibattito in merito alla sistemazione urbanistica della città. Nel 1924 viene trasferito a Roma al Servizio lavori e costruzioni della Direzione generale delle Ferrovie dello Stato, pare per evitare conseguenze spiacevoli a causa delle sue simpatie socialiste. Nel 1926 si iscrive al Partito nazionale fascista. Nel suo ruolo privilegiato di funzionario pubblico, realizza a partire dal 1925 una lunga serie di opere, in particolare stazioni ferroviarie ed edifici postali sparsi in tutta Italia. A questa tipologia costruttiva fa eccezione la colonia marina di Calambrone, progettata e realizzata tra il 1925 e il 1935. Tra i progetti realizzati si segnalano la stazione ferroviaria del Brennero (1925-26, inaugurata nel 1930, 1935-36 seconda fase), quella di Bolzano (1927-30), di Littoria (ora Latina, 1930-32), di Siena (1931-36 circa), di Reggio Emilia (1933-35), di Trento (1934-36), di Montecatini (1933-37), di Messina (1936-39) e di Reggio Calabria (1936-40 circa), nonché i palazzi postali di Nuoro (1926-28), di Palermo (1926-34), di Varese e di Agrigento (1927-33), di Ragusa (1927-34), di Grosseto e di Bergamo (1929-32), di Trento (1930-34), di Pistoia (1931-35), di Pola (1932-35), di Abetone, di Ostia e di Sabaudia (1933-34). Tra le opere non realizzate, o solo parzialmente realizzate, frutto di annosi travagli, rientrano il progetto per la stazione ferroviaria di Venezia (1924-43), di Santa Maria Novella a Firenze (1929-1933), di Roma Termini (1932-38), di Trieste (1936-1939). A Firenze tuttavia porta a termine la centrale termica, la cabina degli apparati e l'edificio "Squadra rialzo" della stazione ferroviaria (1932-1934). La realizzazione delle sue opere, subordinata all'approvazione ministeriale, costringe Mazzoni a redigere diverse versioni di uno stesso progetto, spesso rispondenti a stili architettonici diversi, nonché a ricercare talvolta un esito eclettico volto alla ricerca del necessario consenso. Risale al 1933 la sua adesione ufficiale al Futurismo, a cui segue nel 1934 la sottoscrizione del Manifesto futurista dell'architettura aerea accanto a F. T. Marinetti e M. Somenzi. Nello stesso anno e fino alla primavera del 1935 è condirettore con Somenzi della rivista futurista d'architettura "Sant'Elia". Il processo d'epurazione a cui è sottoposto a partire dal 1944 lo costringe ad emigrare nel 1948 in Colombia dove copre la cattedra di Storia dell'architettura e di Urbanistica all'Università nazionale di Bogotà e dove continua l'attività progettuale a favore del Consiglio delle ferrovie nazionali, nonché del Ministero delle opere pubbliche e dell'Impresa nazionale delle telecomunicazioni. Poche delle opere progettate nei quindici anni colombiani saranno realizzate (tra le opere in cui è impegnato si segnala il piano urbanistico e la stazione ferroviaria di Bogotà, i palazzi postali di Buenaventura e di Palmira - quest'ultimo effettivamente realizzato - la cattedrale di Barranquilla). Al ritorno in Italia nel 1963 si ritira a vita privata a Roma abbandonando l'attività professionale. Risale a questi ultimi anni il tentativo di rilettura della sua opera in chiave futurista, come conferma la donazione del proprio archivio al Museo Depero di Rovereto (Tn). Figlio di Ciro Mazzoni, funzionario del Ministero delle comunicazioni e di Adalgisa Del Grande, di origini senesi. Nel 1921 sposa Maria Bozzato. Ha due figli Elisa, nata nel 1923 e Marcello, nato nel 1927 e morto prematuramente nel 1949. Nel ruolo di funzionario pubblico, inevitabile il rapporto di dipendenza con il Ministro delle Comunicazioni, carica ricoperta negli anni da C. Ciano, da U. Puppini a partire dal 1934, da V. Cini a partire dal 1943, nonché con i suoi superiori A. Pettenati e L. Volani. L'attività progettuale lo porta a collaborare con il collega funzionario ministeriale R. Narducci e in singoli progetti con i professionisti M. Piacentini, G. Rapisardi, V. Vallot, nonché - nell'ambito del concorso per la stazione di Firenze - con U. Ojetti. In ambito futurista è da segnalare il rapporto con F. T. Marinetti e con M. Somenzi, nonché con E. Prampolini, Fillia, Tato, F. Depero, Benedetta Marinetti e Bruna Somenzi ai quali offre collaborazioni professionali. Al ritorno dalla Colombia intrattiene un fitto rapporto soprattutto epistolare con il critico Bruno Zevi, nell'ottica di una rilettura critica del proprio operato, nonché con gli storici dell'architettura C. Severati ed A. Forti. Nell'ambito delle trattative per la cessione dell'archivio personale al Museo-Galleria Depero entra in relazione con D. Vettori ed E. Moiola, membri del Curatorio del Museo.
 
Fonti e note alla scheda
Fonti archivistiche:
Museo di arte moderna contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Angiolo Mazzoni
Bibliografia:
Giacumacatos, A. "Mazzoni Angiolo", in Godoli, E. (a cura di) "Il Dizionario del Futurismo". Firenze: Vallecchi, 2001. pp 721-723
Forti, A. "Angiolo Mazzoni, architetto tra fascismo e libertà" Firenze: Edam, 1978
Martignoni, M. "Angiolo Mazzoni architetto di edifici pubblici, 1894-1979". In: Pettenella, P. (a cura di) "La stazione di Trento di Angiolo Mazzoni". Milano: Electa, 1994. pp 83-86
"Angiolo Mazzoni: architetto nell'Italia tra le due guerre". Bologna: Comune di Bologna, Galleria d'arte moderna di Bologna, 1984

Scheda a cura di Stefania Donati, 13 agosto 2002.



La scheda è stata compilata da Stefania Donati in data 13 agosto 2002.
 
Fondi archivistici
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