Belli, Carlo
 
Date e luoghi
1903 dicembre 6 - 1991 marzo 16
Nato a Rovereto (Tn), morto a Roma
 
Note biografiche o storia istituzionale
Allo scoppio della guerra si trasferisce da Rovereto, dapprima in provincia di Vicenza con la famiglia, poi a Firenze ospite dei parenti Melotti. Accompagnato dal cugino Fausto visita i musei, ammira i monumenti, segue i concerti, apprezza la realtà artistica e culturale della città. Frequenta il ginnasio Michelangiolo. Rientrato a Rovereto nel 1919 continua gli studi al liceo classico cittadino ed entra in relazione con l'artista F. Depero e la sua operosa Casa d'arte. E' dunque attratto nell'orbita del futurismo: scrive la novella in stile futurista "Città meccanizzata dalle ombre", ispirata alle atmosfere di un omonimo quadro di Depero; nel 1920 stende il manifesto futurista "Proclama alla gente nuova del secolo ventesimo", ribattezzato l'anno successivo "Proclama dei futuristi trentini". Dai primi anni Venti inizia a collaborare come critico musicale e d'arte per riviste e giornali locali, tra cui "Il Popolo", "Il giornale di Trento", "La Libertà", "Il messaggero politico e liberale"; dal 1924 è impiegato nella redazione di "La libertà". Un suo articolo appare sul primo numero della rivista fiorentina "Italia futurista", dove firmandosi "Futurista trentino", proclama la sua solidarietà con il gruppo fiorentino. Nonostante l'amico G. Pollini lo esorti a staccarsi dal futurismo - da questi considerato un movimento anacronistico, spoglio ormai della carica propulsiva dei primi anni - Belli resta legato ancora per alcuni anni a Depero: partecipa alle serate futuriste roveretane del 1923 e nel 1924 è impegnato alla elaborazione scenografica del balletto per pupazzi "La casa luminosa di Fragola" (ideato nel 1922). Nello stesso anno lascia Rovereto per recarsi a Berlino invitato dall'amico L. Baldessari. Poco attratto dalla metropoli tedesca, tornerà nella città natale dopo soli due mesi. Seguono alcuni anni di disoccupazione per Belli, durante i quali inizia la stesura del suo saggio sull'arte astratta "Kn". A partire dal 1926 si avvicina a T. Garbari: ne nascono una amicizia e un sodalizio intellettuale che lo condurranno, tra l'altro, ad allontanarsi progressivamente dal futurismo. La nuova iscrizione al partito fascista nel 1928 (dal quale si era dimesso nel 1922) gli permette di ottenere l'assunzione a "Il Brennero", in qualità di critico d'arte. L'anno successivo, per ordine del partito, è trasferito a Brescia, alle dipendenze del quotidiano "Il Popolo di Brescia", come critico artistico. Dirige la rivista "Brescia", dalle cui pagine pubblica nel 1932 il "contromanifesto" a favore della musica d'avanguardia di A. Casella e G. F. Malipiero, in risposta polemica al "Manifesto dei Dieci", uscito sul "Corriere della Sera", che elogiava la tradizione musicale italiana non considerando gli autori d'avanguardia. Entra in contatto e collabora con la Galleria d'arte Il Milione di Milano, in particolare con i proprietari, G. e P. Ghiringhelli, con il direttore E. Persico e con P. M. Bardi. Collabora con la rivista d'arte "Quadrante", diretta da Bardi e Bontempelli, edita a partire dal 1933, con sede presso la Galleria il Milione, contribuendo in prima linea alla formulazione della teoria e alla difesa dell'astrattismo pittorico e dell'architettura razionale. Dalle pagine di "Quadrante" escono alcuni stralci del suo saggio capitale per l'arte astratta "Kn", pubblicato poi integralmente nel 1935, per le edizioni del Milione. A partire dal 1934 risiede a Roma, impiegato come corrispondente per "Il popolo di Brescia" e "Corriere padano". Dirige con G. A. Bernasconi e Marchiandi il mensile di segnalazione artistica "Origini", mentre continua la collaborazione con la Galleria il Milione. Nel 1937 visita Parigi con i fratelli Ghiringhelli e con il cugino F. Melotti. Durante la permanenza nella capitale francese incontra V. Kandinskij, che aveva già dimostrato di apprezzare il saggio sull'arte astratta di Belli. Dal maggio 1939 al giugno dell'anno successivo, grazie all'intervento di Italo Balbo, è redattore capo presso il "Corriere padano" di Ferrara, diretto dal N. Quilici. Alla morte di Balbo, Belli torna a Roma come direttore della rivista "Mondo arabo". Dopo la guerra viene assunto per un breve periodo presso "Il Giornale", per passare nel 1947 a "Il Tempo", per il quale segue i lavori parlamentari. Dal novembre 1953 è inviato speciale per "Il Tempo": nel 1955 è al Cairo come corrispondente sulla situazione israeliana. Ottiene negli anni '50 i primi riconoscimenti alla sua carriera di giornalista (1948: Premio Cervinia; 1954: Premio Clio). Per quanto riguarda la sua attività di saggista e scrittore si segnala la monografia sull'opera di T. Garbari "L'angelo in borghese", pubblicato nel 1937 e ristampato nel 1986; "Aurora all'ovest" del 1944; il romanzo "Anime sbagliate" pubblicato nel 1951; il saggio critico la "Lettera sulla nascita dell'astrattismo in Italia", pubblicato nel 1978; la ristampa di "Kn" del 1972 e del 1988; la "Morte di Giove" pubblicato nel 1987; "Altare deserto" pubblicato nel 1983; "Il volto del secolo" del 1988; il saggio "Savinio Dioscuro Oscuro" del 1990; "Interlogo" pubblicato nel 1990 e ristampato nel 1992, "Echècrate" pubblicato nel 1998, "Chi mi conforta?" e "1920-1930: gli anni della formazione" pubblicati nel 2001. Appassionato di storia antica e studioso di archeologia viaggia molto nel Meridione d'Italia. Le relazioni dei suoi viaggi sono raccolte nei volumi "Giro lungo per la Lucania" e "Il cielo nei templi", "Passeggiate in Magna Grecia". Idea ed inaugura il "I Convegno di studi per la Magna Grecia" di Taranto nel 1961. Nel 1979 espone per la prima volta a Roma le sue opere pittoriche, realizzate fin dal 1929. Figlio di Arturo Belli, impiegato di banca, e di Luigia Fait. La madre è sorella dello scultore Carlo Fait e di Albina Fait, madre di Fausto Melotti e di Renata Melotti, moglie dell'architetto Gino Pollini. Si sposa nel 1956 con Paola Zingone. Nella miriade di relazioni e incontri avuti da Belli si segnalano come più significativi, in primo luogo il rapporto di amicizia e il sodalizio culturale - rafforzato dal legame di parentela - con il cugino F. Melotti, nonché con l'artista trentino T. Garbari. Significativa la relazione con F. Depero, almeno fino al periodo di adesione al futurismo di Belli; l'amicizia con gli architetti roveretani L. Baldessari e G. Pollini. Un rapporto tra maestro-pigmalione e allievo fu instaurato tra Belli e il pittore F. Di Terlizzi. Fondamentale il rapporto professionale con G. Ghiringhelli e P. M. Bardi della Galleria Il Milione di Milano. Da segnalare l'amicizia con D. Occhipinti e con il musicista A. Casella, la collaborazione con il collezionista P. Feroldi.
 
Fondi archivistici
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