CARRÀ, Carlo
 
Date e luoghi
1881 febbraio 11 - 1966 aprile 13
Nato a Quargnento (Al), morto a Milano. A partire dal 1895 lascia la provincia per risiedere a Milano. Nel 1899-1900 emigra prima a Parigi e poi a Londra. Rientra a Milano che resta sede della sua residenza. Frequenti e prolungati i suoi soggiorni, non solo estivi, in località amene, fonti di ispirazione artistica, quali la Valsesia, Forte dei Marmi, Moneglia in Liguria, la Garfagnana, Napoli e la Campania.
 
Note biografiche o storia istituzionale
Pittore e critico d'arte. Inizia a lavorare molto giovane come artigiano-decoratore dopo aver scoperto precocemente la passione per il disegno. Per motivi professionali si trasferisce nel 1895 a Milano, dove frequenta scuole serali di disegno e, nel tempo libero, i musei d'arte e la Galleria Grubicy. Nel 1899-1900 è a Parigi, impegnato nell'allestimento dei padiglioni dell'Esposizione Universale, mentre da giugno a dicembre emigra a Londra alla ricerca di lavoro. In questi anni e nei primi successivi è in contatto con gli ambienti anarchico-socialisti. Rientrato a Milano, continua la sua attività professionale di decoratore, mentre la passione per la pittura lo induce a frequentare, nel 1905, la Scuola serale d'arte applicata al Castello sforzesco. Visti i buoni risultati, ottiene da parte di uno zio un sussidio che gli permette di frequentare l'anno seguente l'Accademia di Brera, che vede come insegnante C. Tallone. Entra dunque a contatto con l'ambiente artistico milanese, accostandosi stilisticamente al divisionismo. Dopo aver conosciuto F. T. Marinetti e U. Boccioni, dal 1910 al 1915 aderisce attivamente al movimento futurista: è firmatario del "Manifesto dei pittori futuristi" del febbraio 1910, di "La pittura futurista - Manifesto tecnico" e di "Contro Venezia passatista" (entrambi dell'aprile 1910); nell'agosto del 1913 elabora "La pittura dei suoni, rumori, odori. Manifesto futurista". Partecipa a varie esposizioni di arte futurista, tra cui, nel 1912, quella tenuta a Parigi alla Galleria Barnheim Jeune, esperienza che gli permette tra l'altro di conoscere il cubismo di P. Picasso e di G. Braque; dal 1913 entra in contatto con il gruppo fiorentino di "La Voce" e collabora dall'anno successivo alla rivista artistico-letteraria "Lacerba" di G. Papini e A. Soffici. Risale al 1915 la rottura con Marinetti e il Futurismo. Stilisticamente, nel frattempo, si era rivolto allo studio e al recupero di Giotto, Paolo Uccello e dei maggiori pittori italiani del Quattrocento. Negli anni 1915-1916 collabora con la nuova "Voce" diretta da G. De Robertis. Durante il servizio militare prestato nel 1917-1918 nel Ferrarese, entra in contatto con G. De Chirico, A. Savinio e F. De Pisis: incontro determinante per la successiva stagione artistica metafisica. Rientrato a Milano, collabora alla rivista "Valori plastici" di M. Broglio e, dal 1922 e fino al 1939, si occupa di critica d'arte per "L'Ambrosiano" di U. Notari. A partire dalla seconda metà degli anni Venti, entra stilisticamente in sintonia - pur mantenendo una posizione artistica sostanzialmente autonoma e personale - con il gruppo Novecento. Con M. Campigli, A. Funi e M. Sironi firma nel 1933 il "Manifesto della pittura murale". Nel 1941 ottiene la cattedra di pittura all'Accademia di Brera. Frequenti i suoi soggiorni, non solo limitati al periodo estivo, in località amene che diventeranno poi luoghi ricorrenti nella sua pittura: la Valsesia, Forte dei Marmi, Moneglia in Liguria, la Garfagnana, Napoli e la Campania. Copiosa la sua attività espositiva: si segnala la presenza alla Biennale di Venezia nel 1922, nel 1926, nel 1928 e nel 1950; nel 1925 alla Biennale romana; altre personali sono tenute alla Galleria Bardi di Milano nel 1930, a Praga nel 1932, alla Galleria il Milone di Milano nel 1935, un'antologica alla Pinacoteca di Brera nel 1942 e nel 1948 a Bologna, una retrospettiva a Londra, alla Galleria O'Hana nel 1960, nel 1962 una mostra storica al Palazzo Reale di Milano. Tra le sue pubblicazioni di critica d'arte si ricordano "Pittura metafisica", edito nel 1919, "Pittori romantici Lombardi" del 1932, "Il rinnovamento delle arti in Italia" [1945], "Segreto professionale" del 1962. Figlio di Giuseppe Carrà e di Giuseppina Pittolo, di umili origini. Si sposa nel 1919 con Ines Minoja, dall'unione nasce, nel 1922, il figlio Massimo, fedele custode, organizzatore e promotore della memoria del padre. Nella fitta rete di relazioni e contatti di Carrà, vale la pena di evidenziare il sodalizio artistico, pur di breve durata, con G. De Chirico e U. Savinio; il più duraturo rapporto di amicizia e di continuo scambio culturale con G. Papini, ma anche con A. Soffici e G. Prezzolini e di natura più professionale con M. Broglio e U. Notari; l'amicizia con G. Ungaretti e Medardo Rosso.
 
Fonti e note alla scheda
La scheda è stata realizzata sulla base delle informazioni raccolte dalle seguenti fonti:
Fonti archivistiche:
Museo di arte moderna contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Carlo Carrà (1912-1966; 1985)
Bibliografia:
Carrà, M. (a cura di) "Carlo Carrà: tutti gli scritti". Milano: Feltrinelli, 1978
Carrà, C. "La mia vita". Milano: Feltrinelli, 1981
Cavallo, L. "Carrà oggi". Bologna: Marescalchi, 1989
Damigella, A. M. "Carrà Carlo Dalmazzo". In: Godoli, E. (a cura di) "Il Dizionario del Futurismo". Firenze: Vallecchi, 2001. pp 218-224

La scheda è stata compilata da Stefania Donati in data 20 giugno 2002.
 
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