Salvotti de Bindis, Giovanni Leo, Trento, 1931 giugno 15 -
 
Date e luoghi
1931 giugno 15 -
Trento. Firenze dal 1949 al 1955 Roma dal 1955 al 1957 Trento dal 1957 (studio fino al 2021 in via Oss Mazzurana 20)
 
Note biografiche o storia istituzionale
Nasce a Trento il 15 giugno 1931, da una famiglia di antiche e nobili origini. Tra gli antenati troviamo il podestà di Trento, Paolo Oss Mazzurana e Antonio e Scipio Salvotti (padre e figlio, rispettivamente magistrato e alto consigliere dell'Impero austroungarico il primo e poeta, medico e rivoluzionario filo-italiano il secondo). Passa l'infanzia e l'adolescenza in Trentino, nella villa di famiglia, sulla collina ad ovest del capoluogo. Dopo la maturità scientifica conseguita presso il Liceo Giovanni Prati di Trento, nel 1949 si iscrive alla Facoltà di architettura di Firenze dove insegnano Leonardo Savioli, Leonardo Ricci, Ludovico Quaroni e soprattutto Adalberto Libera, suo mentore. Proprio nella città fiorentina si laurea nel 1955, sotto la guida di Libera che lo inserisce poi nell'ambiente romano dove gli propone un impiego alla Società Generale Immobiliare e un apprendistato presso il suo studio, negli anni in cui lavora al Palazzo della Regione di Trento e all'Unità di abitazione orizzontale Ina-Casa. Nel 1957 rientra a Trento e inizia la libera professione di architetto e, qualche anno più tardi, quella di docente, insegnando materie tecniche in alcuni istituti superiori della città (in particolare all'Istituto Tecnico Industriale Buonarroti). I suoi primi lavori trentini riguardano il restauro della chiesa di Sant'Antonio a Livo e la costruzione del Cinema multisala Modena a Trento ma si dedica soprattutto all'edilizia residenziale con una serie di condomini costruiti a Trento tra il 1959 e il 1967 (via Milano 116 e 122, via Mille, via Bolghera, via Pecori Giraldi, via Pietrastretta, c.so Tre Novembre angolo via Piave, via Bezzecca, via Bolognini, via Gorizia). Al 1960 risale anche il Condominio in viale Venezia a Pergine Valsugana e la Casa Salvotti-Maffei a Villazzano ("Umbrella house"). I primi anni Sessanta sono segnati dalla partecipazione ad alcuni concorsi ma soprattutto dalla progettazione di Casa Galina a Calceranica, che inaugura il periodo più creativo dell'architetto, secondo uno stile definito da Salvotti stesso "plasticismo razionale" per l'ispirazione ai maestri del movimento moderno e al tempo stesso la volontà di dare priorità alla volumetria per arrivare ad un'opera plasticamente significativa. Nel 1967 vince, in gruppo, il I° premio ex aequo del concorso per la sistemazione urbanistica dell'area di S. Chiara a Trento ma in questi anni è impegnato soprattutto nella progettazione di edifici residenziali per committenti privati, che gli consentono di mettere in atto una ricerca espressiva che passa anche attraverso un significativo uso del colore oltre che da volumetrie particolarmente ricercate: abitazione in via Belvedere a Ravina (1967), Condominio di Via Travai a Trento (1967-1971), Casa Monaumi-Paolini in via Grazioli a Trento (1968), Condominio Italia '68 in piazza S. Pellico a Trento (1968), albergo Costalta a Bedollo di Pinè (1970 ca.), Condominio Il "Rosso e Nero" in Corso Buonarroti a Trento (1971-1973), Casa unifamiliare a Vigo Meano di Trento ("Nave", 1971-1974), Casa-studio di Aldo Schmid a Cognola di Trento (1973), Complesso residenziale "I Funghi" a Mazzin di Fassa (1973-1975), abitazione a Civezzano (1974), Villa Santoni-Butturini in via Casteller a Trento (1977). Intorno alla metà degli anni Settanta la ricerca di Salvotti si indirizza verso lo studio di unità abitative che per il carattere utopistico o comunque sperimentale restano irrealizzate; tra queste si segnalano i progetti per un edificio residenziale in collina a Martignano (1974), per una casa bifamiliare a Caldonazzo (1975), per complessi residenziali a Campitello di Fassa e Mezzavalle di Predazzo (più versioni, tra il 1974 e il 1977) e per una Villa prefabbricata al mare (committente Boscheri, 1980 ca.). In questi anni partecipa ad alcuni concorsi (per il Monumento alla Campana dei caduti di Rovereto, 1974, per la ristrutturazione della filanda Chemelli a Pergine, 1977, per il riuso dell'area e degli edifici ex-Tannino a Bibbiena, 1979-80) e costruisce edifici dallo stile più lineare: Scuola statale Dante Alighieri in via degli Olmi a Trento, 1974-1975 e Condominio in c.so Buonarroti 54 a Trento, [1975-1979ca]; in questo secondo edificio introduce elementi postmoderni fino ad allora inediti a Trento. Negli anni Ottanta l'architetto continua a progettare edifici e complessi caratterizzati da una spiccata ricerca espressiva, alcuni realizzati (Edificio multifunzioni a Martignano, 1980-1982; Stabilimento Candotti a Trento, 1980-1982), altri rimasti sulla carta a seguito di committenza diretta (progetto per lo stabilimento ISI di Pergine, 1980, per la lottizzazione Ischia a S. Ilario di Rovereto, 1980, per l'arredo urbano del centro storico di Trento, 1983, per un'unità residenziale a Gabbiolo di Trento, 1984, per il litorale del lago di Levico, 1989) o di concorso (per il Cimitero di Lissone, anni Ottanta [?], per la ristrutturazione dell'edificio ECA Casa Mielli a Riva del Garda, 1983, per il Palazzo del ghiaccio di Cavalese, 1984, per l'area sportiva Ghiaie a Trento, 1984, per il Ponte dell'Accademia a Venezia, 1985, per la riqualificazione di due piazze urbane del Comune di Trento, 1986). A partire dal 1979 grazie alla partecipazione ad alcune esposizioni Salvotti si afferma come figura ibrida che lavora anche nel campo della pura ricerca estetica-utopica, in particolare grazie alla mostra "La griglia flessibile per la città soffice" tenuta alla Galleria l'Argentario di Trento, dove espone modelli di unità abitative che vogliono indurre un ripensamento delle tendenze architettoniche funzionalistiche e un ripristino degli aspetti semantici e soggettivi. Con questo genere di unità abitative Salvotti espone anche alla Fiera di Bologna e al Toronto Art Fair (1980), alla mostra "Il Museo e la sua immagine" (Trento, Palazzo delle Albere, 1982) e partecipa al concorso "La casa più bella del mondo" (Reggio Emilia, 1988). In questi anni l'architetto progetta anche scenografici allestimenti per eventi legati alla storia di Trento (mostra commemorativa di Paolo Oss-Mazzurana e mostra "Immagine e struttura della città", Piazza Duomo, 1983) e la maquette "Modelli del linguaggio architettonico per la città di Trento" in occasione del "Convegno Città: Forma, Significato" del 1985. Intorno al 1983-1985 partecipa attivamente al dibattito sull'urbanistica di Trento, con i progetti stesi per i concorsi indetti dal Rotary e da OIKOS relativi in particolare alla zona del Doss e di Italcementi. Nella seconda metà degli anni Ottanta si dedica soprattutto alle due maggiori committenze pubbliche della sua carriera: dal 1986 coordina il gruppo che progetta la ristrutturazione dell'edificio ex-Inps (sanatorio) di Mesiano, adibito a Facoltà di Ingegneria dell'Università di Trento, e la progettazione dei poli scientifici di Povo, rimasti sulla carta; dal 1988 progetta la Casa di riposo di Mezzolombardo Dagli anni Novanta si occupa di molteplici incarichi per committenti privati (famiglie Lodron, Cesarini Sforza, Alberti) in particolare per ristrutturazione di immobili storici (si segnala il restauro di Castel Telvana, 1997-2000), e partecipa a molteplici concorsi locali e internazionali (per un centro residenziale e sportivo nell'area ex cappuccini di Mattarello, 1991, per in quartiere Spreebogen di Berlino, 1993, per la nuova sede del municipio di Mori, 1994, "Idea verde per la Repubblica di San Marino", 1995, per l'autostazione delle corriere a Trento, 1997, per il parco di Centocelle, 1997, per il follone e per l'area della stazione ferroviaria di Rovereto, 1998, per la riqualificazione del centro storico di Folgaria, 1998-1999, per la riqualificazione del complesso Alumetal a Mori, 1998-1999, per la progettazione del centro direzionale e dell'area interportuale di Trento, 1999, per la riqualificazione dell'area industriale ex Michelin a Trento; per il restauro del comparto storico di Sant'Anna di Sopramonte, 2000, per la riqualificazione di Piazza Isolo a Verona, per la riqualificazione urbana del tratto di viabilità tra piazza Marconi e piazza Trieste a Jesolo, 2001, per il quartiere Marijin dvor di Sarajevo, 2000); si aggiudica inoltre l'incarico per la riqualificazione del centro storico di Sabbionara d'Avio (1997-2002) mentre prosegue ad intervenire sulla facoltà di Mesiano con lavori di adeguamento impiantistico e la progettazione della biblioteca. Negli anni Duemila si dedica alla ristrutturazione della sua Villa di famiglia in via Brescia, e in particolare al giardino "filosofico" all'italiana dove mette in atto i principi teorici elaborati negli ultimi anni e sorti per reazione all'architettura decostruttivista e delle archi-star, ma anche dalla lettura di Emanuele Severino: l'architetto ritiene che nell'epoca del dominio della tecnica, i progettisti debbano tornare alle basi della bellezza e quindi al linguaggio della classicità, e al una ricerca semantica delle figure. L'evoluzione del pensiero teorico di Salvotti si può seguire nei suoi numerosi scritti teorici, a partire in particolare da "La prigione della libertà" (1987) ai molti scritti ospitati dal Bollettino dell'ordine degli architetti della Provincia di Trento, agli scritti legati alla progettazione utopica urbanistica di Trento come "Trento. Un elisir per l'inguaribile desolazione del Fiume, [1999], "La città nello sguardo della visione dall'esibizione prosastica alla rappresentazione drammatica. Il caso Trento", 2000 ca, "Trento città d'arte e il virus del periferismo", 2011. Nel corso della sua carriera Salvotti copre anche diversi incarichi istituzionali: dal 1975 al 1993 presiede l'Ordine degli architetti della provincia di Trento; nel 1988 fonda con l'architetto Renato Rizzi la sezione trentina dell'Istituto Nazionale di Architettura (In/Arch), che si occupa in particolare di alimentare il dibattito locale su temi urbanistici e paesaggistici (promuove tra l'altro l'attività del Laboratorio urbano di Trento e Rovereto e il convegno del 1995 "Renovatio cogitationis Renovatio Urbis"); dal 1994 è membro del Consiglio scientifico del Mart.
 
Fonti e note alla scheda
Fondo Gian Leo Salvotti, Archivio del '900, Mart
Biografia, Bibliografia generale e regesto delle opere a cura di P. Regorda, O. Di Domenico, 2023
 
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